Cos’è la fibromialgia: come si manifesta e come riconoscerla

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Cos’è la fibromialgia, come si manifesta e come posso riconoscerla e differenziarla dalla vulvodinia? Iniziamo col dire che non tutte le pazienti che soffrono della prima patologia sviluppano la seconda, e viceversa. Ma andiamo per ordine.

Cosa è la fibromialgia? Come si manifesta?

La fibromialgia è una patologia caratterizzata da dolore muscolare diffuso o multifocale, cresce e decresce rapidamente e compare spesso in punti diversi del corpo (migrante). In genere è descritto come: scottante, bruciante, profondo, ed è spesso aggravato dal freddo, dal caldo, dall’umidità, dallo stress e dal rumore. Il dolore muscolare spesso è associato ad affaticamento, stanchezza cronica, rigidità, problemi di insonnia, di memoria e alterazioni dell’umore. Pertanto, in chi soffre di fibromialgia la soglia del dolore sarebbe più bassa della norma a causa di un aumento della sensibilità cerebrale agli stimoli dolorosi, i quali abitualmente sono esacerbati quando si esercita una pressione intensa su specifici punti del corpo, definiti punti sensibili o tender points. Infatti, la diagnosi viene fatta clinicamente valutando la persistenza del dolore diffuso in sedi corporee simmetriche per almeno tre mesi. La fibromialgia è una malattia complessa e difficile da diagnosticare poiché i disturbi che causa non sono specifici ma sono simili a quelli di molte altre malattie. Per confermare che si tratti di fibromialgia, infatti, il medico dovrà escludere la polimialgia reumatica, l’artrite reumatoide, la polimiosite, le spondiloartriti, le miopatie, la miastenia gravis o la sclerosi multipla, malattie che possono causare disturbi simili. Colpisce quasi 2 milioni di italiani e si manifesta generalmente tra i 25 e i 55 anni. Le donne hanno più probabilità di sviluppare la fibromialgia rispetto agli uomini. Molto spesso risulta essere associata ad altre sindromi come i disturbi gastrointestinali, dolori addominali, dolori mestruali (dismenorrea) e alla vulvodinia. 

Perché la fibromialgia può essere associata alla vulvodinia?

Le cause delle due sindromi dolorose sono sconosciute. Si pensa che fattori genetici, biochimici, ambientali e psicologici possano contribuire in vario modo all’insorgenza. I disturbi collegati a volte compaiono dopo traumi fisici, infezione o un forte stress psicologico; e questo è un elemento comune ad entrambe le patologie, anche se altre volte, non si è in grado di associare un evento particolare all’insorgenza della malattia.

L’anomala trasmissione o percezione del dolore, allodinia o iperalgesia, probabilmente con cause fisiopatologiche diverse, è l’elemento che può accomunare la fibromialgia e la vulvodinia, nel primo caso l’alterazione sembrerebbe centrale, mentre nella vulvodinia solo localizzata alle fibre nervose periferiche pelviche, dove è limitata la sindrome dolorosa.

La fibromialgia, influenza negativamente la vita sessuale provocando dispareunia (dolore durante i rapporti), perdita del desiderio e insoddisfazione nella relazione di coppia. Le sindromi di dolore cronico tendono ad associarsi e per una paziente fibromialgica la probabilità di sviluppare la vulvodinia risulta più elevata. L’associazione tra fibromialgia e vulvodinia è difficile da riconoscere, perchè le pazienti tendono ad attribuire tutti i sintomi alla malattia diffusa e non pensano che il dolore pelvico o durante i rapporti, il bruciore spontaneo o provocato anche con minime stimolazioni(da un pantalone stretto ad un rapporto) possa avere origine diversa. Inoltre molto spesso compare anche una associazione con forme ricorrenti o croniche di cistite ed infezioni vaginali.

Fibromialgia o vulvodinia, come distinguerle

La fibromialgia tipicamente con dolori muscolo scheletrici diffusi, influenza negativamente la vita sessuale provocando dolore durante i rapporti, perdita del desiderio e insoddisfazione nella relazione di coppia. Le sindromi di dolore cronico tendono ad associarsi e per una paziente fibromialgica la probabilità di sviluppare la vulvodinia (risulta più elevata, ma non tutte le pazienti fibromialgiche sviluppano la vulvodinia.

I criteri diagnostici per la vulvodinia devono essere valutati dallo specialista uroginecologo esperto in vulvodinia, il quale individuerà con metodiche cliniche e strumentali i criteri fondamentali di diagnosi valutando lo stato della mucosa vaginale, il tono e la funzione dei muscoli pelvici e le eventuali anomalie di trasmissione del dolore in sede pelvica.

Il reumatologo, invece, dovrà fornire diagnosi di fibromialgia, valutando clinicamente la paziente ed escludendo, con analisi di laboratorio e test funzionali, altre patologie che possono avere analoga sintomatologia.

Una buona storia clinica ed una interpretazione dei sintomi riferiti dalla paziente comunque già ci può orientare verso una diagnosi differenziale, infatti il comportamento sessuale della paziente fibromialgica è diverso da quello con vulvodinia. La mancanza di dolore urente alla penetrazione, la maggiore capacità orgasmica e la maggior frequenza dei rapporti competi danno un quadro migliore della vita sessuale delle pazienti affette da fibromialgia rispetto alle donne affette da vulvodinia.

Quai sono i trattamenti? Come posso migliorare la qualità di vita?

Il trattamento della fibromialgia prevede sia l’assunzione di farmaci, sia cambiamenti dello stile di vita, ed è sempre mirato alla riduzione dei sintomi e al miglioramento dello stato di salute generale. Purtroppo non esiste una cura definitiva e attualmente si consiglia l’approccio multifattoriale per ottenere i migliori risultati.
Fra i farmaci che possono essere prescritti sono inclusi analgesici, antidepressivi e antiepilettici, con risultati variabili tra i vari pazienti. Inoltre si consiglia di avviare un counseling psicologico e di utilizzare tecniche di rilassamento che aiutino ad affrontare lo stress, come lo hatha yoga e massaggi soft quali il linfodrenaggio manuale esercitato da fisioterapiste specializzate. 

Analogo è il trattamento per la vulvodinia nelle forme conclamate, l’obiettivo terapeutico è quello di spegnere il dolore e il bruciore urente con i farmaci e di riequilibrare l’ambiente vaginale con integratori (evitando gli antibiotici) e di  ricordinare i fasci muscolari pelvici, ricreando una sinergia di funzione pelvica per evitare cosi tendenza alle infezioni vaginali o alle costiti, spesso associati. Pertanto una riabilitatrice specializzata nella rieducazione del pavimento pelvico è fondamentale in un percorso di cura multispecialistico in cui l’uroginecologo indicherà e seguirà il miglior approccio terapuetico e comportamentale per migliorare la qualità di vita delle pazienti.

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